Alatri, omicidio Emanuele Morganti: fermati due ragazzi a Roma

Svolta nelle indagini: attesa conferenza stampa dei Carabinieri. Due persone sarebbero state fermate a Roma

Nel corso della nottata, i Carabinieri della Compagnia di Alatri, hanno eseguito, in riferimento all’omicidio di Emanuele Morganti, il fermo d’indiziato di delitto nei confronti di due persone. I dettagli saranno resi noti nel corso della conferenza stampa, presieduta dal Procuratore Capo della Repubblica di Frosinone, che si terrà presso questo Comando Provinciale alle ore 11.00 odierne.

Secondo quanto riferito dal sito Ciociaria Oggi si tratterebbe di due fratelli di Anagni, che sono stati rintracciati a Roma. I loro nomi erano piuttosto "chiacchierati" in città, al punto che i due si sarebbero nascosti nella Capitale per evitare delle rappresaglie da parte di alcuni amici della vittima. Quello delle spedizioni punitive è un aspetto tutt'altro che secondario in queste ultime ore, cosa che ha indotto le forze dell'ordine ad accelerare ulteriormente le operazioni.

Ad Alatri in tanti sono indignati per il clima di omertà e, stando alle notizie che trapelano, alcuni avrebbero pensato di farsi giustizia da soli nel caso in cui non si fossero riscontrati importanti sviluppi nelle indagini. Sui social network è stata lanciato l'hashtag #Chisaparli, con il quale si invitano le persone che hanno assistito alla brutale aggressione a collaborare con le forze dell'ordine e a raccontare come sono andate le cose. “SE FOSSE STATO TUO FRATELLO? SE FOSSE STATO TUO CUGINO? SE FOSSE STATO UN TUO AMICO?”, si legge nel post che lancia la campagna. A questo punto vi è grande attesa per la conferenza stampa delle 11, nella quale è probabile che venga reso noto il movente che ha scatenato l'efferato omicidio di Emanuele Morganti. Nelle ore precedenti, infatti, sono circolate almeno tre ipotesi: dai complimenti di troppo alla fidanzata, da un cocktail bevuto per sbaglio, a un regolamento di conti programmato da tempo.

In un'intervista rilasciata a "La Stampa" la ragazza di Emanuele, Ketty Lisi, ha ripercorso quei tragici momenti ma non ha fornito indicazioni precise. La giovane, comprensibilmente ancora sotto shock, ha detto di ricordare "tutto e niente…A un certo punto un ragazzo ha iniziato a spintonare Emanuele mentre stavamo bevendo. C'era musica alta e non si capiva nulla ma Emanuele si era infastidito e ha chiesto a lui e a un altro di smetterla".

Poi la situazione è precipitata fino all'orrendo epilogo, ormai tristemente noto: "Ci hanno buttato fuori – prosegue il racconto della giovane – e si sono avventati su Emanuele come furie. Io e i suoi amici abbiamo provato a salvarlo ma loro erano troppo forti. Sono sconvolta…"

AGGIORNAMENTO, IL RESOCONTO DELLA CONFERENZA STAMPA

Nel corso della notte di oggi, 28.03.2017 i militari del NORM Aliquota Operativa della Compagnia Carabinieri di Alatri, unitamente a quelli della locale Stazione e con la collaborazione dell’Arma di Roma Trastevere, a parziale conclusione di serrate e ininterrotte indagini intraprese a seguito della rissa verificatasi ad Alatri la notte di venerdì 24 marzo, nella quale veniva brutalmente picchiato il giovane 20enne Emanuele Morganti che, per le gravissime lesioni, decedeva domenica presso il Policlinico Umberto I° di Roma, procedevano in Roma, al fermo per omicidio di un 27enne e un 24 enne di Alatri, nonché alla denuncia in stato di libertà per rissa e lesione.

Le indagini condotte dai militari operanti e coordinate dal Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Frosinone Dr. V.MISITI, che concordando con le risultanze investigative emetteva i provvedimenti di fermo eseguiti, hanno permesso di ricostruire con meticolosità i fatti che hanno portato alla morte del giovane operaio alatrense. I militari, attraverso informazioni testimoniali raccolte, accertavano che la sera di venerdì 24, all’interno di un disco-pub situato nel centro della città ernica, dove era in corso anche una festa privata, per futili motivi nasceva una lite tra  Morganti, in compagnia della sua fidanzata e un altro giovane.

Qui veniva percosso da altri giovani, nel frattempo aggiuntisi al gruppo, in corso di identificazione. Il ragazzo, in questo frangente, riusciva in un primo momento a divincolarsi,  ma purtroppo veniva nuovamente raggiunto dagli aggressori e colpito violentemente al capo, rimanendo esamine in terra sino all’arrivo dei soccorsi, che lo conducevano dapprima presso l’ospedale di Alatri e poi al policlinico Umberto I, dove decedeva il giorno successivo.

I fermati sono stati raggiunti dai Carabinieri presso un’abitazione in Roma, dove si erano rifugiati dopo i fatti, presso la casa di alcuni parenti. Gli stessi, al termine degli atti di rito sono stati tradotti presso il carcere di Roma Regina Coeli a disposizione dell’A.G. procedente. Le indagini proseguono per delineare ancora alcuni contorni degli eventi accaduti e ulteriori responsabili, e altresì verificare, dall’esame della documentazione acquisita, se il locale sia in possesso di tutti i requisiti previsti dalle vigenti normative.

Nel corso della conferenza stampa il procuratore capo di Frosinone, Giuseppe De Falco, ha fatto chiarezza su alcuni elementi della vicenda, sui quali circolavano voci contrastanti. Innanzitutto la lite che ha scatenato la tragedia ha avuto origine da un cocktail bevuto per sbaglio da Emanuele, cosa che ha infastidito un ragazzo italiano e non albanese, come invece era stato raccontato nelle ore scorse. Quest'ultimo, tuttavia, non è stato coinvolto nel pestaggio che ha portato alla morte di Emanuele: il 20enne, infatti, è stato trascinato fuori dal locale dagli addetti alla sicurezza dopo il diverbio.

Ed è all'esterno del Mirò che è avvenuto l'imponderabile: il branco si è scatenato e il procuratore ha sottolineato come "in posti diversi ci sono state più aggressioni da parte di alcune persone, aggressioni con modalità diverse e intensità diverse". Sono in corso ulteriori indagini per stabilire con certezza i corpi contundenti usati dai balordi per ridurre in fin di vita Emanuele. Pare che il pestaggio sia durato 15 minuti. Il sito Ciociaria Oggi riporta che alla base del brutale massacro possa esservi l'intenzione da parte dei due fermati, riconducibili ad ambienti delinquenziali, di dare un segnale di controllo sul territorio.

Decisive per rintracciare i due fermati sarebbero state le testimonianze degli amici della vittima, anche se vi è da sottolineare la complessità del lavoro degli inquirenti, i quali hanno interrogato un elevato numero di testimoni, che hanno fornito versioni diverse e in più occasioni anche contraddittorie.

Nel frattempo Giuseppe Morino, sindaco di Alatri, è intervenuto questa mattina ai microfoni di Radio Roma Capitale nel corso della trasmissione di Francesco Vergovich "Roma ogni giorno": "Non conoscevo personalmente Emanuele Morganti – ha raccontato Morino – ma conosco la famiglia, è brava gente. E' tanto il dolore per la sua perdita".

Il sindaco ha aggiunto: "Si è trattato di un agguato, non è stata una rissa. E' stato portato fuori e aggredito: è stata un'esecuzione. Tanta gente non ha saputo reagire, è rimasta interdetta. Bastava mettersi in mezzo, in tanti potevano fare volume anche senza aggredire e avrebbero rallentato l'aggressione potendo salvare la vita al ragazzo".

"Domani sera – ha annunciato il primo cittadino di Alatri – ci sarà una fiaccolata, alla quale parteciperà anche il vescovo, altri sindaci del territorio e amministratori regionali".

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