Ama avvisa il Comune: entro novembre intervento finanziario o non ci sarà continuità azienda

Ama lancia l’SOS al Campidoglio: serve un aiuto finanziario al più presto o non sarà garantita la continuità aziendale

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Ama, furgone con dipendente

“FINANZIAMENTO O RICAPITALIZZAZIONE, O NON CI SARÀ CONTINUITÀ AZIENDA”. Ama avvisa il Comune di Roma. Un intervento finanziario del Campidoglio in soccorso della municipalizzata dei rifiuti entro novembre o non sarà più garantita la continuità aziendale.

Lo ha messo nero su bianco l’amministratore unico della municipalizzata dei rifiuti, Stefano Zaghis, in una lettera inviata lo scorso 28 luglio al dg del Comune, Franco Giampaoletti, e per conoscenza (tra gli altri) anche al sindaco di Roma, Virginia Raggi, e all’assessore al Bilancio e alle partecipate, Gianni Lemmetti.

In conclusione della missiva visionata dall’agenzia Dire, lunga una decina di pagine e corredata da diverse tabelle, Zaghis ha scritto: “La scadenza improrogabile del 30 novembre 2020 per la ricapitalizzazione e finanziamento dei soci è parametrata sulla necessità di Ama (e di conseguenza del socio) di avere la continuità aziendale garantita sempre per almeno 12 mesi in relazione all’impossibilità di poter pagare la rata finale del finanziamento della Linea A pari ad euro 111,9 milioni in scadenza il 31 dicembre 2021″.

Oneri e spese finanziarie e rischi “reputazionali”

Nel suo lungo excursus, partito dalle conseguenze nefaste per Ama legate alla decisione del Comune nel 2002 di affidare alla sua società l’incasso e la gestione della tariffa, l’amministratore unico “per focalizzare meglio lo stato attuale” dell’azienda, rivolgendosi a Giampaoletti, ha riportato il “cosiddetto budget di tesoreria di Ama per il periodo da Lei richiesto 1 luglio 2020-30 giugno 2021″.

Un budget redatto “in una duplice versione per tenere conto di due diversi assunti di base relativamente al pagamento dei fornitori”.

La prima “prevede il pagamento mensile dei fornitori per 25 milioni di euro che costituisce l’importo minimo dei pagamenti da effettuare a fronte delle forniture/servizi strategici (carburanti, trattamento e smaltimento ecc.).

Un piano gigantesco di recupero

Il pagamento di soli 25 milioni di euro per gli esercizi 2020 e 2021 porterebbe il DSO (days sales outstanding, indicatore finanziario che indica in media il numero dei giorni impiegati da una società per farsi pagare, ndr) dagli attuali 149 giorni a 292 che non si ritiene sostenibile nel medio periodo (oltre 3/4 mesi) sia in termini di garanzia della tenuta delle forniture/servizi, sia in termine di elevato rischio di ingiunzioni di pagamento o di ingiunzioni esecutive con ulteriore aggravio per oneri e spese di natura finanziaria e rischi reputazionali”.

Questa “tensione finanziaria nei confronti dei fornitori potrebbe comportare- ha sottolineato Zaghis- anche la difficoltà di approvvigionarsi di beni e servizi essenziali per l’espletamento del proprio mandato e potrebbe limitare la partecipazione dei fornitori alle gare pubbliche bandite dalla società.

Alla luce di quanto sopra, il pagamento di 25 milioni di euro potrà essere previsto solo nei prossimi mesi di agosto, settembre e al massimo ottobre in attesa di un intervento strutturale da parte del socio sia in merito al pagamento dei crediti vantati da Ama, sia sul capitale aziendale”.

Pertanto, proprio in base a questa simulazione del solo pagamento dei fornitori strategici, si evince che “l’azienda non sarà in grado di onorare il pagamento della rata finale del finanziamento cd Linea A pari a 111,9 milioni in scadenza il 31 dicembre 2021.

Pertanto, entro il mese di novembre 2020 Ama dovrà già essere dotata delle necessarie risorse per fare fronte a tale impegno e avere di conseguenza la certezza della continuità aziendale“.

Finanziamento o ricapitalizzazione o non ci sarà continuità aziendale

Inoltre, secondo Zaghis, Ama avrebbe avuto bisogno dell’aiuto di Roma Capitale già a partire dal 2010 quando l’allora giunta Alemanno, in occasione del piano di ristrutturazione aziendale del 2008, anziché fare un aumento di capitale per cassa di 180 milioni conferì all’azienda il Centro Carni (attualmente uno dei problemi dei bilanci di Ama non approvati dal 2017, visto che la valorizzazione prevista per 130 milioni non pare essere più percorribile) e il 15% della partecipazione in Roma Multiservizi “per un totale complessivo di immobilizzazioni (materiali e finanziarie) di 119,4 milioni”.

Ad aggravare la situazione di Ama, tanto da chiedere l’intervento finanziario di Roma Capitale entro i prossimi tre mesi, c’è poi la restituzione di circa 250 milioni di Tari che l’azienda sta versando mensilmente al Campidoglio (circa 15 milioni di euro ogni 30 giorni che si aggiungono ai 37,1 milioni di esborso per il pagamento di tutti i fornitori) in ossequio al piano di rientro varato da Zaghis.

Non ci sono solo le amministrazioni Veltroni e Alemanno nella lista dei responsabili della crisi di Ama stilata da Zaghis

“Dal combinato disposto fra quanto non versato per cassa da Roma Capitale ad Ama nel 2010 pari a 180 milioni di euro e quanto dovuto ora da Ama a Roma Capitale per il piano di rientro del debito Tari, pari a circa 175 milioni di euro, emerge chiaramente che, al netto dell’evoluzione delle vicende che afferiscono al Centro Carni e a Roma Multiservizi, l’intervento finanziario da parte di Roma Capitale nei confronti di Ama sarebbe dovuto già avvenire in prima battuta entro il dicembre 2010 e in seconda battuta tra la fine dell’ultimo trimestre 2018 e l’inizio del primo trimestre 2019.

L’indisponibilità del pool di banche a negoziare sia con Ama, sia con Roma Capitale sulle garanzie, avrebbe dovuto portare il dott. Bagnacani fra settembre 2018 e gennaio 2019 da una parte a restituire 250 milioni di euro del tributo incassato chiedendo contemporaneamente al pool di banche sia di interrompere lo ‘spazzolamento’, sia a restituire la Tari incassata nel periodo giugno-ottobre 2018 e dall’altra, a fronte dell’indisponibilità delle banche, a dichiarare immediatamente al socio lo ‘stato di crisi’ per mancanza della liquidità necessaria ad operare al fine di ottenere un finanziamento soci o un aumento di capitale”.

Ama avvisa il Comune: Roma Capitale intervenga quanto prima finanziariamente

Pertanto “se da una parte Ama si è impegnata con Roma Capitale nel piano di rientro della Tari, dall’altra parte emerge la necessità – alla luce della reiterata indisponibilità del ceto bancario a recedere dalla volontà di ritenere la sottoscrizione da parte di Roma Capitale della lettura di pegno sul contratto di servizio un atto imprescindibile per l’utilizzo delle linee di credito B e C (oltre all’approvazione dei bilanci 2017, 2018, 2019 e del piano industriale pluriennale) – che Roma Capitale intervenga quanto prima finanziariamente – ha sottolineato Zaghis.

E continua – per sanare quanto è stato causato dall’amministrazione in carica nel 2002 e non sanato dall’amministrazione in carica nel 2010 che ha innescato il problema esploso nell’agosto 2018/gennaio 2019 non affrontato compiutamente dal precedente organo amministrativo di Ama”.

Entro metà settembre Zaghis presenterà il piano di risanamento, insieme all’aggiornamento del piano industriale e soprattutto dello stato patrimoniale. Se quest’ultimo, come è molto probabile, certificherà l’azzeramento del patrimonio e quindi del capitale sociale, il Campidoglio dovrà intervenire per salvare Ama.

Il dg Giampaoletti ha già detto in più di una circostanza che Roma Capitale è pronta a fare la sua parte ma sarà importante capire come. Infatti, il finanziamento soci rappresenterebbe di fatto un prestito (a un’azienda peraltro già gravata dai debiti), la ricapitalizzazione no.

Il tutto, in attesa dell’approvazione di Giunta e Assemblea del nuovo piano finanziario della tariffa, in cui Ama per il 2020 chiede una trentina di milioni in più rispetto ai circa 710 attuali ma il Campidoglio si esprimerà solo a fine settembre. (Mtr/Dire)

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