Covid-19, Andrea Satta pediatra di Valmontone: Non è l’unico virus, niente panico

“La diagnosi da Coronavirus non è affatto semplice: è un virus i cui sintomi si confondono molto facilmente con l’influenza stagionale”

L’emergenza sanitaria da Covid-19 riguarda tutti noi, ma ogni famiglia ha le sue domande e paure in questo momento così difficile e confuso. Abbiamo parlato con Andrea Satta, medico pediatra di Valmontone (Roma) per chiarirci un po’ le idee su come dobbiamo comportarci se il nosto bambino ha la febbre.

“Innanzitutto, niente panico. I virus che comportano febbre e raffreddore non sono scomparsi da quando abbiamo scoperto il nuovo Coronavirus. Raccomando, se il bambino ha febbre o raffreddore, di chiamare il pediatra di famiglia il quale farà le domande del caso per capire qual è l’origine della sintomatologia del bambino. Devo dire che la diagnosi da Coronavirus non è affatto semplice: è un virus i cui sintomi si confondono molto facilmente con l’influenza stagionale. Purtroppo questa somiglianza, quasi sovrapponibile alla comune influenza, sta complicando moltissimo la possibilità di riconoscere e distingure i contagiati. In vent’anni di professione medica ho visitato tantissimi bambini con diffcoltà a respirare, quindi occorre ammettere che al momento è difficile distinguerlo ed eseguire una diagnosi. Inoltre questa sindrome è capitata proprio durante il picco dell’epidemia influenzale, e questo le ha permesso di nascondersi ancora di più. Però i bambini non sembrano essere una categoria a rischio, se la febbre è bassa, e dura pochi giorni non preoccupiamoci troppo. Sicuramente però accertiamoci con estrema prudenza di tenerli il più possibili distanti da nonni e anziani, che sono la fascia più a rischio”.

Come mai secondo lei vi è una bassa incidenza di questo virus tra i bambini? È una delle pochissime cose che sappiamo…

“Non sono un epidemiologo né un virologo ma occorre tenere conto del fatto che i bambini hanno una risposta rapida e fresca, godono dell’integrità del sistema immunitario, e certamente anche il fatto di essere da meno tempo di un adulto soggetti a inquinamento e polveri sottili, incide. Inoltre i bambini a scuola, potrebbero aver sviluppato una sorta di reazione immunitaria ad altri esponenti di questa grande famiglia che sono i ‘coronavirus’; il loro organismo potrebbe riconoscere e saper rispondere ad una gamma più ampia di questo ceppo e così saper organizzare una risposta più veloce ed efficace anche per questa Sars-coV-2.

Di certo essere un adulto vissuto in una città o in un’area densamente industrializzata è un fattore di rischio. Il virus è esploso a Wuhan, una metropoli dove lo smog non permette di vedere dall’altra parte della strada, e si è diffuso in modo impressionante nel nord Italia, dove c’è molta nebbia, non c’è un ricambio d’aria, ci sono molte industrie e ristagno di aria carica di smog. Questo dovrebbe davvero farci riflettere sul nostro modello di sviluppo: se è stato quasi spazzato via da un microrganismo in un paio di mesi, significa che dobbiamo ripensare al nostro modo di vivere. Se proprio non vogliamo farlo per ragioni etiche facciamolo almeno per ragioni economiche”.

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