Incidente Suv YouTuber: è la sconfitta di tutti: famiglia, scuola, società

Si può usare la mano dura, togliere la patente per sempre agli YouTuber colpevoli dell’incidente, rifondere le vittime, ma probabilmente non basterà

Challenge 50 ore Incidente Suv YouTuber

Cinque ragazzi della “ricca borghesia” di Casalpalocco, con un’auto potente, sfrecciano a folle velocità per le vie del quartiere, finendo su una Smart, dove un bambino di 5 anni resta ucciso. Era una sfida “al limite”, i cui video venivano via via postati su Youtube. Purtroppo non sono pochi i giovani così.

Casalpalocco. Una madre di 29 anni, con i suoi due figli piccoli, un bambino e una bambina, è ferma davanti all’asilo, con la sua Smart in via di Macchia Saponara. All’improvviso una macchina sportiva piomba a tutta velocità sull’utilitaria, la sfonda, la trascina per qualche centinaio di metri e la lascia sul marciapiede. Non ci sono segni di frenata sull’asfalto. Potrebbe darsi che il conducente non si sia neanche accorto dell’impatto. Dicono che qualcuno stava filmando la scena e il guidatore forse guardava verso il telefonino che lo riprendeva. Nell’impatto muore Manuel, 5 anni. Anche la sorellina ha subito delle escoriazioni ma al momento in cui scriviamo, sappiamo che sia lei che la madre sono state dimesse dall’ospedale.

Una scena raccapricciante l’incidente Suv a Casalpalocco

Abito qua da 45 anni, la macchina proveniva da una strada da cui non c’è molta visibilità – racconta una testimone –. Da quello che mi hanno raccontato alcuni vicini, i ragazzi hanno provato a superare una macchina, andavano a grande velocità e hanno investito l’auto della signora che stava aspettando fuori dall’asilo. È allucinante, ancora non riesco a crederci“.

È ancora scossa Lucia, una donna di 50 anni che abita a pochi metri da dove c’è stato l’incidente: “Ero in casa quando ho sentito un botto terrificante e sono uscita, in pochi minuti è accorsa molta gente e c’era un ragazzo che prestava i primi soccorsi al bambino, provando a fargli la respirazione bocca a bocca. Non riuscivo ad avvicinarmi perché era una scena raccapricciante”. Sul marciapiede, accanto al luogo dell’impatto, dove ancora ci sono pezzi di carrozzeria blu della Lamborghini, saltati via dall’auto, le persone hanno portato mazzi di fiori e poi peluche, disegni, biglietti, candele e girandole.

La macchina sembra andasse a 120 km/h dove il limite è di 30

Su quella via c’è un limite di 30km/h. Non sappiamo a quanto andasse la Lamborghini Urus, presa a noleggio da un concessionario di Torrenova, a 1.500 €uro al giorno, ma certo molto molto più del limite consentito. I testimoni intervistati da La Vita in Diretta (Raiuno) parlano di 120 km/h. I medici dell’Ospedale Grassi di Ostia hanno fatto l’impossibile per salvare la vita del bambino, che purtroppo è deceduto per le ferite riportate nell’incidente.

Il papà del piccolo Manuel pare sia stato bloccato dai vigili urbani, mentre stavano raccogliendo indizi, quando s’è scagliato sul conducente della Lamborghini che gli ha ucciso il figlio. Una scena drammatica a margine della tragedia. I vigili urbani indagano ora per ricostruire la dinamica dell’incidente ma anche per capire se il giovane alla guida fosse in grado di mettersi al volante di un’auto di quella potenza. Il Codice non consente che certe auto vengano affidate a un neopatentato. Di sicuro è risultato positivo alla cannabis.

Stavano girando dei video per lanciare una sfida: 50 ore filate alla guida

Nell’auto sportiva c’erano i 5 ragazzi del gruppo Theborderline, (al limite). Erano giorni che quella macchina sfrecciava per Casalpalocco a velocità sostenuta, perché? E perché non è stata fermata prima? Il guidatore è stato indagato per omicidio e lesioni stradali aggravate. Gli agenti della polizia municipale hanno sequestrato il suo telefonino e quello dei suoi quattro amici ma gli accertamenti riguarderanno a questo punto anche il noleggiatore del veicolo, pubblicizzato sulla pagina Youtube del gruppo Theborderline. Il titolare del noleggio Skylimit, Gabriele Morabito, ha dichiarato tutto il suo cordoglio “alla famiglia del bimbo. Sono distrutto – ha aggiunto però ricordo a tutti che la dinamica è ancora poco chiara e che insultare noi solo perché noleggiamo auto a persone che possono incorrere o causare incidenti non serve a nulla. Le responsabilità verranno accertate da chi di dovere e chi ha sbagliato pagherà. Un bacino piccolo”, conclude.

Chi sono questi youtuber?

Il loro modo di divertirsi e di apparire non è violento, e non dovrebbe essere pericoloso, ma le sfide lanciate sul web sono  “missioni impossibili”, e purtroppo si prestano a diventare trappole mortali, negli ultimi anni non sono mancati casi del genere. Matteo Di Pietro, il creatore digitale 22enne, assieme a Vito Loiacono e a Marco Ciaffaroni, sono i membri del gruppo di youtuber che si ispira a MrBeast (pseudonimo dello youtuber statunitense Jimmy Donaldson), ora sono nei guai.

Sembra che il ventenne al volante stesse facendo una sfida social. In tutte le loro imprese cercano il pericolo, sfidano la sorte. Qui dovevano resistere 50 ore in una macchina senza scendere.  Per questo motivo la polizia locale, oltra a indagare sulla velocità, ha sequestrato i cellulari dei ragazzi in cerca dei video girati, per essere postati in rete. Quei video sono delle prove determinanti.

C’è anche il video prima dell’impatto che sicuramente uno di loro ha continuato a girare anche dopo l’incidente. Lo confermano i testimoni presenti sul posto, fuori dall’asilo. “Dopo l’incidente continuavano a filmare, il papà di un altro bambino li ha ripresi e ha discusso con i ragazzi“, racconta Alessandro Milano, amico della famiglia Proietti e papà di un amichetto di scuola di Manuel. “Dobbiamo tutti parlare e raccontare quello che è successo. Filmavano e il bimbo era morto“, ripete Alessandro.

Chi è l’ispiratore del gruppo di youtuber?

James Stephen Donaldson, noto come MrBeast, è uno youtuber americano che posta video di acrobazie pericolose a favore dei suoi 160 milioni di abbonati, fra i quali anche i 5 ragazzi di Casalpalocco.  Donaldson è cresciuto in una famiglia della medioborghesia della Carolina del Nord, che dall’età di 13 anni pubblica video popolari con milioni di links. Gli ultimi sono video di sfide e donazioni dove si premiano con migliaia di dollari i video con obbiettivi ardui, sfide di sopravvivenza. Il suo patrimonio ammonterebbe a oltre 500 milioni di $.

Non siamo ricchi ma ci piace farvi divertire

Lo scorso anno la stessa prova l’avevano tentata con una Fiat 500, e documentata sui social e sul loro canale youtube. Questa volta hanno esagerato e forse senza neanche rendersene conto. Chi era alla guida dell’auto è indagato per omicidio stradale, e la polemica per questa bravata sta montando.

Poche ore prima dell’incidente la frase profetica: “Ma questo con la Smart cosa sta facendo?“. È Vito Loiacono a pronunciare queste parole nell’ultimo video pubblicato dal gruppo prima di schiantarsi. Lo stesso Loiacono poi è riapparso sui social per chiarire che lui non stava guidando dicendosi pentito. “Farebbe meglio a stare zitto!” l’ha redarguito la criminologa Roberta Bruzzone, dai microfoni de La Vita in Diretta.

Sul loro canale Youtube si legge: “Non siamo ricchi ma ci piace spendere per farvi divertire a voi! Tutto quello che facciamo si basa su di voi, più supporto ci date più contenuti costosi e divertenti porteremo, tra sfide, challenge e scherzi di ogni tipo cercheremo di strapparvi una risata in ogni momento:). Ogni singolo euro guadagnato su YouTube verrà speso per portare video ASSURDI e UNICI. 

Obbiettivo finale? Regalare a qualcuno di voi 1.000.000 Euro (Probabilmente non accadrà mai, ma è il nostro obbiettivo). La nostra fonte di ispirazione è il grande MrBeast che in America ha costruito un impero attraverso questo tipo di video, ispirandoci a lui porteremo per la prima volta in Italia contenuti simili, che potranno essere portati avanti solo attraverso il vostro grande supporto.”  

Siamo di fronte alla sconfitta di tutti: famiglia, scuola, società

Gli inquirenti hanno acquisito le immagini delle telecamere presenti in zona che potrebbero avere ripreso le fasi del tragico schianto. Le testimonianze lasciano senza parole. Se i fatti verranno confermati siamo di fronte a dei “dementi” senza possibilità, senza umanità. Fanno una cosa stupida, la riprendono, si sentono eroi perché i genitori gli danno quello che chiedono, corrono a 120 all’ora nel quartiere senza porsi il dubbio che potrebbero fare male e che loro stessi si potrebbero fare del male.

Si schiantano su una Smart e la prima cosa che fanno è filmare l’incidente?  Capite bene che qui ci troviamo di fronte a un fallimento totale della famiglia, della scuola, della società e di chi propone gli obbiettivi del facile guadagno, della mission impossible, del divertimento a rischio di morire, del sentirsi superiori perché ricchi! Quest’ultima considerazione mi viene da uno dei video messi in onda dal Tg1, in cui si vede Vito Loiacono apostrofare un automobilista perché viaggia su una Smart che vale 200 euro al Conad mentre lui ha “un’auto da un miliardo di euro!”

Occorrono provvedimenti più severi

Ma non c’è tempo da perdere, suggerisce Luigi Altamura, comandante della polizia locale, di Verona. “Dopo il grave incidente di Roma in cui è deceduto un bambino di 5 anni a bordo di una autovettura, colpita da un suv con 5 ragazzi che stavano effettuando video per poi pubblicarli su Youtube, occorre che il Governo intervenga con un decreto-legge in urgenza e prima dell’esodo estivo”, dichiara il comandante, che è anche componente del Tavolo di Coordinamento delle Polizie Locali in Anci.

Sulle strade –  aggiunge – occorre ormai parlare di violenza e non più di fatalità o di un destino beffardo. Siamo ancora in attesa delle norme, richieste da anni, che introducano la sospensione della patente alla prima violazione per l’utilizzo del cellulare alla guida, ma qui siamo di fronte ad una arroganza stradale travolgente, tale da imporre anche una specifica aggravante per l’omicidio stradale. Oggi non vi è un aumento delle pene per chi ammazza alla guida mentre messaggi, oppure mentre si filma per pubblicare le proprie gesta sui social network”.

Per Altamura, “i controlli sulle strade urbane sono stati aumentati grazie a nuove assunzioni di agenti di polizia locale, ma non bastano rispetto al numero di sinistri con automobilisti alterati alla guida da alcol e droga. Occorre maggiore consapevolezza e una volontà di affrontare in maniera organica una riforma del codice della strada, che ha compiuto 30 anni ma che non risponde più alle violenze quotidiane sulle strade italiane, da nord a sud, senza eccezioni”.

Sotto choc i parenti del piccolo Manuel, che abitava all’Infernetto, divisi fra i due ospedali, il Grassi e il Sant’Eugenio. Alla famiglia del piccolo il cordoglio del sindaco Roberto Gualtieri. “Mi auguro – ha scritto su Twitterche la madre e la sorellina possano rimettersi presto e che le forze dell’ordine accertino quanto prima le responsabilità di quanto è accaduto”. Il bambino è la 73ª vittima della strada a Roma e provincia dall’inizio dell’anno. 

Rieducare i giovani, mandandoli ad assistere chi ha bisogno

In casi del genere è davvero difficile fare dei commenti. Un bambino ha perso la vita, una famiglia ne resterà segnata per sempre e perché? Per una stupida sfida, per un gioco di 5 ragazzi annoiati, pieni di soldi, e privi di valori che non siano quelli di essere ricchi e comprare tutto quello che si vuole. E tutto non basta mai. Sono sicuro che di commenti su fatti del genere e sui comportamenti di ragazzi come questi ne avrete, ne abbiamo, ascoltati a migliaia. Soluzioni facili non ce ne sono. Si può usare la mano dura, togliere la patente, condannare i colpevoli a rifondere la famiglia vittima dell’incidente, ma nulla di tutto ciò ci sembra sufficiente a ripristinare la giustizia.

Intanto, questo si, chiudiamo subito questi canali con questi video di sfide idiote e pericolose, multiamo chi li posta e i loro genitori, se si può fare. Impediamo che l’oscenità di certi comportamenti invada le nostre case e la rete. In second’ordine bisogna intervenire sui questi giovani “ricchi”, ma anche se fossero poveri la loro condizione mentale non sarebbe diversa. Io credo che l’esempio della rieducazione sia essenziale.

Metterli in carcere non serve a niente, forse a farne dei professionisti del male. Io li metterei a lavorare nella RSA, ad accudire anziani, li manderei come ausiliari nei nosocomi di bambini terminali, ad accudire pazienti o senzatetto nelle gelide notti invernali. Visto che la loro vita è una noia mortale, farei loro vivere l’emozionante sfida di aiutare gli emarginati del mondo. Anche fosse che solo uno di loro si ravvedesse sarebbe già un risultato.