La polemica tra Salvini e Mimmo Lucano: il cristianesimo ridotto a spot

Il leader leghista rivendica il crocefisso e affini nelle scuole. Il sindaco di Riace si appella al Vangelo e gli dà del “disumano”

Un bel vantaggio, non essere parte in causa in questa ipocrita diatriba su chi è ‘veramente’ cristiano tra Salvini e i suoi detrattori.

Non avendo nulla a che spartire con quella religione – né con qualsiasi altra che pretenda di ridurre Dio al guardiano delle umane regolette – si può osservare la questione con il dovuto distacco. E dire, a caratteri cubitali, che hanno torto entrambi. Perché entrambi strumentalizzano il tema e lo immiseriscono al ruolo di puntello delle proprie tesi politiche.

Lo fa  Matteo Salvini, proclamando che “chi tiene Gesù fuori dalle scuole non è un educatore”. Lo fanno i suoi detrattori che replicano, come ha fatto il sindaco di Riace Mimmo Lucano, che “il cristianesimo è amore, non odio razziale”. Lo stesso Lucano, poi, personalizza il dissidio e passa all’attacco frontale: “Come può un cristiano votare per Salvini? Non posso credere che essere vicini al Vangelo significa essere disumani rispetto alle persone”.

L’asserita disumanità, giova precisare, sarebbe innanzitutto quella del Decreto Sicurezza, che nel porre dei limiti (sacrosanti, se è consentito dirlo in chiave rigorosamente laica e quindi infischiandosene di ciò che le Sacre Scritture dicono o non dicono) all’immigrazione arbitraria si trasformerebbe da custode degli italiani in aguzzino degli stranieri. Il che, Lucano non ce ne voglia, è un’accusa forse in linea con il Vangelo ma certo assai bislacca sul piano sociale, politico, storico.

Cristianesimo spot: Dio Padre & dio quattrino

Il punto è proprio questo: che non si possono mischiare le affermazioni astratte sull’amore universale e le realtà concrete del mondo globalizzato e liberista. Se si pretende di farlo è perché la confusione ha radici antichissime, affondate nell’intreccio perverso fra magistero spirituale e potere temporale che la Chiesa ha portato avanti per quasi due millenni. Ed è tutto da dimostrare che abbia smesso di farlo, adesso che sul ‘soglio di Pietro’ si è accomodato quel sorridente e astuto demagogo che è il gesuita Bergoglio, in arte Papa Francesco.

La pura e semplicissima verità è che il mondo contemporaneo, e più che mai quello occidentale, è agli antipodi non solo del cristianesimo ma di qualsiasi visione del mondo non materialistica. L’Occidente odierno, modellato sul cinismo anglosassone e sugli interessi statunitensi, è imperniato sul denaro e sul potere che ne consegue. Il denaro da accumulare per sentirsi più forti e quello da spendere o dilapidare nelle innumerevoli forme di shopping, per sentirsi migliori di chi non si può permettere gli stessi ‘lussi’.

Chiunque si appelli a Gesù, continuando però a coesistere con questo assetto socioeconomico e con i relativi potentati a cominciare da quelli finanziari, si sprofonda da sé in una contraddizione abissale. E se la cosa non balza all’occhio e non fa gridare allo scandalo è solo perché in effetti noi italiani siamo cristiani solo di nome. Nel senso che questa religione è entrata a far parte della nostra storia da talmente tanto tempo da essere diventata un dato di fatto, che si dà per scontato e sul quale non si riflette: così come c’è il tricolore, o l’Inno di Mameli, c’è il cristianesimo. Anzi, il cattolicesimo. Così come non ci si pone il problema di una valutazione estetica della bandiera, o artistica di quella marcetta abbastanza dozzinale che è Fratelli d’Italia, analogamente non ci si preoccupa di valutare la coerenza tra gli insegnamenti di Cristo e le imposizioni del dio Quattrino.

Nel perorare la presenza di Gesù nelle scuole, Salvini sta in realtà rivendicando il diritto a conservare le nostre tradizioni, benché svuotate di qualsiasi significato metafisico, e a viverle come ci pare e piace. In questo ha perfettamente ragione: se uno straniero ne è infastidito può sempre tornarsene da dove è venuto.

Ma sia lui, sia gli accoglitori seriali alla Lucano, la smettano di cercare di nobilitare le proprie posizioni ammantandole di valori religiosi. Un legame così ambizioso non si legittima con le chiacchiere ma esige un prezzo assai più alto: riconoscere una volta per tutte che tra Cristo e la Banca Centrale Europea, o il Fondo Monetario Internazionale, c’è una totale e fiammeggiante incompatibilità.

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