Votare negli Stati Uniti D’America: la leggenda del voto popolare

Incredibile Report del nostro inviato che ha scoperto quello che nessuno ci ha mai detto: Come si vota negli Usa…

A novembre del 2016 sono stato a Washington D.C. a trovare alcuni miei amici carissimi, loro ospite. Nel giorno delle elezioni, l’8 novembre, elezioni che hanno visto Donald J. Trump diventare Presidente degli Stati Uniti, mi trovavo proprio lì. La prima volta nella mia vita. Questa elezione è stata particolarmente combattuta da Trump contro tutti. Hilary Clinton sembrava avere la vittoria in tasca e in tutto il mondo la si dava per sicura vincente. Per circa 25 anni sono stato presidente di seggio nel corso di alcuni appuntamenti elettorali in Italia: amministrative, politiche, europee, referendum. Quando, l’8 novembre scorso ho accompagnato i miei amici a votare per il nuovo presidente americano, dopo cinque minuti ho pensato: “Queste elezioni non sono regolari”.

Gli elettori non venivano identificati. Avrei potuto votare anch’io. Non c’erano forze dell’ordine. Tutto è affidato a volontari sostenitori dei diversi partiti; Il controllo delle schede da votare e già votate era molto “allegro”. Ho chiesto: “Ma cos’ è questa storia? Mi hanno risposto: “Sono le elezioni…”. Allora vado su internet e leggo dal sito Ballotpedia, l’Enciclopedia della politica americana, e dal National Conference of State Legislatures, la legge sui documenti richiesti per recarsi a votare al seggio. Ed ecco la mappa con l’elenco degli Stati dove:

1) Non è richiesto alcun documento per recarsi a votare: Oregon; California; Nevada; New Mexico; Wyoming; Nebraska; North Dakota; Minnesota; Iowa; Illinois; Maine; Pennsylvania; Vermont; Massachusetts; New York; New Jersey; Maryland; North Carolina; West Virginia.
2) Stati che richiedono un documento ma senza foto: Arizona; Ohio; Alaska; Arkansas; Colorado; Connecticut; Delaware; Kentucky; Missouri; Montana; Oklahoma; South Carolina; Utah; Washington.
3) Stati che richiedono, ma non obbligatoriamente, un documento con foto: ; Alabama; Florida; Idaho; Louisiana; Michigan; Rhode  Island; South Dakota; Texas.
4) Stati che richiedono un documento con foto identificativa: Georgia; Hawaii; Indiana; Kansas; Mississippi; New Hampshire; Tennessee; Virginia; Wisconsin.

Lo so che è da non credere. Ma è così. Ho chiesto ad altre persone, soprattutto italo-americani che vivono qui da molti anni e mi hanno detto che è tutto vero. Pensate che il primo Stato a chiedere al cittadino elettore un documento di identità fu la Carolina del Sud nel 1950, Ma all’epoca non c’erano immigrati clandestini come oggi. Quindi, di quale voto popolare si parla, quando gli stati più popolosi come la California e New York, da sempre Democratici, votano senza identificare gli elettori e dove può votare chiunque, compresi gli illegali? Fortunatamente il sistema federale dell’elezione del Presidente assegna i grandi elettori proporzionalmente alla popolazione, ma non tiene conto della quantità numerica dei voti. Così che un candidato può anche vincere nei voti quantitativi ma non nella maggioranza dei grandi elettori assegnati.

Questo sistema è stato creato per salvaguardare gli stati meno popolosi. Questa è una condizione fondamentale dell’Unione degli Stati Uniti d’America. Bisognerebbe saperlo prima di parlare. In America non esiste un documento come la nostra carta d’identità, ma vari tipi di documenti di identità. È una questione molto dibattuta. Topica come si dice qui. Ogni volta che i Repubblicani chiedono di avere il documento di identificazione vengono accusati dai democratici di essere razzisti e contro i poveri… Durante gli otto anni di amministrazione Obama, il Dipartimento di Giustizia chiedeva insistentemente agli Stati che avevano regole per identificare gli elettori di toglierle e ha promosso ricorsi legali contro quegli Stati, sostenendo che queste regole erano discriminatorie e contro le minoranze. I tentativi di riformare queste regole sulla identificazione dell’elettore, sempre ostacolati dal Partito Democratico, sembra che ora troveranno con Trump e le maggioranze repubblicane a Capitol Hill e alla Corte Suprema, una soluzione adeguata.

Allora mi è tornato in mente quando a Trump chiesero se in caso di sconfitta avrebbe poi riconosciuto la vittoria alla Clinton?  Lui rispose che dipendeva dalle circostanze. Cioè? Quali? Perché? Perché era sicuro di trovare cose strane… Perché gli Stati dove si vota senza documenti sono in genere tutti di tradizione Democratica. Praticamente mi è stato detto che negli anni passati si organizzavano gite in pullman per andare a votare per seggi elettorali, con in premio il pic-nic basket a pranzo e una cena calda la sera. Ogni tanto qualche ingenuo rivelava alla TV di aver votato fino a sette volte in seggi diversi, utilizzando, se necessario il nome di un suo parente morto.

IL RICONTEGGIO. Ricordate il riconteggio dei voti che fu richiesto dalla candidata dei Verdi, Jill Stein? Chiese il riconteggio in Pennsylvania, Michigan e Wisconsin, stati tradizionalmente Democratici ma vinti, questa volta, da Trump. Questo richiedeva un esborso di 5 milioni di dollari, che la Stein, che aveva ottenuto l’1% dei voti, non aveva. Ma una “manina” glieli diede. Forse perchè si mirava a rallentare il processo di certificazione dei risultati di Trump. Comunque dopo 2 o 3 giorni di fiammanti polemiche sui mezzi di informazione, strombazzati soprattutto in Italia, non se ne seppe più nulla. Perché? Come andarono i fatti?

Dunque, il riconteggio in Wisconsin, aumentò il margine di vittoria di Trump per 131 voti. In Michigan portò alla luce una possibile frode a Detroit, città controllata dai Democratici, poiché nel 37% dei seggi (248 su 662) controllati, c’erano più voti che schede per la Clinton (una scatola che secondo il verbale conteneva 380 voti per i Democratici in realtà ne conteneva 50) e il giudice chiuse il riconteggio, per “evitare” guai maggiori. Mentre in Pennsylvania, sempre il tribunale, dietro richiesta dei Democratici, bloccò il riconteggio dopo che i risultati furono trovati regolari nelle 2 più grandi contee, tradizionalmente Repubblicane, prima che si arrivasse a controllare i voti di Philadelphia e Pittsburgh, due città Democratiche, per evitare sorprese.

IL PARTITO DEMOCRATICO, COS’ È OGGI? Ho incontrato molte persone che sono state sempre Democratiche e che questa volta hanno votato Trump. Gli stessi miei amici appartengono ad una famiglia che è sempre stata Democratica. Il loro padre era convintamente Democratico, del partito di Truman, erano immigranti italiani, irlandesi, cattolici, operai, piccoli imprenditori, sindacalisti. Lo stesso Trump in gioventù era Democratico. Oggi il Partito Democratico ha tradito la sua base storica e tradizionale, per divenire il Partito della globalizzazione, della finanza nella politica, dell’immigrazione fuori controllo, in politica estera gli ultimi otto anni sono stati disastrosi. È il partito di Hollywood, il partito di San Francisco, Los Angeles, New York. Dei cantanti e degli attori che volano sul flyover country, il paese che sta nel mezzo. Oggi i sindacalisti sostengono il Partito Democratico ma gli operai e i minatori sono andati con Trump. Una volta era il partito di persone di fede, dei cattolici e degli ebrei, oggi è il partito dell’aborto pagato dai contribuenti. L’Obamacare (la riforma sanitaria di Obama), troppo costosa, per molti cittadini, ha provocato uno scollamento con la classe dirigente del partito. Questi i motivi principali della sconfitta.

IL PARTITO REPUBBLICANO E TRUMP. Trump è un repubblicano sui generis. È uno che parla solo alla base e non ama e non è amato dall’elite del partito. Molti, come McCain, gli sono stati e gli sono contro. Anche la famiglia Bush gli era contro. Il giorno dell’Isediamento di Trump tutto il mondo ha visto la Clinton e George W. Bush che facce avevano. Ma i quadri del partito come anche alcuni governatori, vedi il vice presidente Pence, hanno abbracciato la causa di Trump. Così oggi il Partito Repubblicano non ha solo il Presidente ma anche la Camera, il Senato, la maggioranza dei governatori e dei parlamenti statali, e fra poco anche la maggioranza nella Corte Suprema. Una situazione che non si verificava dal 1922. Ora inizia l’era di TRUMP. Vedremo come andrà a finire.

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