Fondi, il maschio del Castello Baronale illuminato e i cittadini restano a casa

Come ne usciamo? Con serietà e con professionalità, condividendo le competenze tra i tanti “attori” che operano nella Pubblica Amministrazione Locale

Solo un mese fa ci siamo ritrovati insieme a  tanti amici presso il “Castello Baronale” di Fondi per disquisire sulla qualità dei servizi pubblici locali. Tematica interessante, tanti gli amici coinvolti e  intervenuti  in sala per ascoltare  il sottoscritto, l’amico Salvatore, l’amico Enrico e l’amico Luciano. Amici intervenuti e presenti a Fondi provenienti da Torino, Milano, Padova, Varese, Siena….ricadeva  tutto nella normalità: tavolo di livello nazionale, contributo di eccellenze nazionali , pubblico interessato eterogeneo e pervenuto da diverse parti d’Italia.

Qualche giorno dopo, nominare solo quelle città sopra elencate sarebbe diventato sinonimo di pestilenza e contagio da un qualcosa  che non voglio neanche nominare, per non dargli troppa importanza. Sembra passato un secolo! La città di Fondi oggi è ,per ovvi motivi, passata alla ribalta nazionale per altro, una visibilità nazionale di cui potevamo fare a meno (dichiarata “zona rossa” da un’ordinanza della Regione Lazio del 20 marzo).

Il maschio del “Castello Baronale” è semplicemente illuminato con il tricolore e sembra “vigilare” sulle strade pressoché deserte della città. Proprio quest’ultimo aspetto (le strade deserte) rappresentano in questo preciso momento storico  il miglior  messaggio che la città può offrire  per combattere questo nemico invisibile, rappresentazione plastica dell’alto senso di responsabilità e senso civico che  anima ogni singolo cittadino.

I cittadini di Fondi in questo, ci stanno insegnando qualcosa di prezioso e unico!

Abituato a viaggiare in lungo e in largo per la nostra bellissima penisola, incontrando ogni giorno persone con cui condividere progetti, sensazioni, culture territoriali diverse, mi ritrovo  nel mio “angolo domestico lavorativo” a scrivere, chattare, parlare senza il contatto fisico che ho sempre amato. Una stretta di mano, un abbraccio, gli incontri conviviali rappresentavano la routine per colmare gli spazi della giornata lavorativa.

Bene, anzi male, oggi tutto questo non è possibile soprattutto per senso civico e di responsabilità verso la comunità. Ognuno di noi deve accettare di restare in casa, deve accettare di continuare ad avere un rapporto a distanza “freddo” e non vivere la comunità, le piazze , le strade, i locali e altro. Tutto questo ci cambierà inevitabilmente e ci farà considerare la “vita” sotto altri “punti di vista”, non so se più alti, ma sicuramente diversi… così come sta  avvenendo “in rete” per le immagini delle nostre strade riprese da un punto di vista “più elevato”, quali sono i nostri balconi.

Fin qui la poetica……

Comprendo bene, nonostante la città deserta sembri prefigurare uno stato di abbandono, il grande lavoro che spetta ai nostri amministratori pubblici  che in maniera silente devono continuare (..anzi, incrementare) la loro azione amministrativa  a supporto dei cittadini e delle imprese. Mi reputo “prima un cittadino e poi un professionista” da sempre vicino alla Pubblica Amministrazione , perchè del “supporto” a essa sotto diversi aspetti, ne ho fatto una “professione”.

In questa situazione eccezionale e straordinaria, che purtroppo non consente di affrontare i problemi  dei cittadini e delle imprese amministrate su un territorio con una “semplice ricerca in Google” o con “un copia e incolla di una delibera/regolamento già approvato da un altro Comune”, è necessario ancor più che i pubblici amministratori (in primis i Sindaci)abbiano la consapevolezza dei propri mezzi (tecnici, organizzativi e gestionali…) e l’umiltà di “chiedere supporto”.

Se si richiede (giustamente) di “restare a casa ai cittadini” e di “chiudere le attività”, chi lo richiede  deve garantire ,quale controparte, competenza, senso di responsabilità e di equilibrio. Comprendo bene anche le dinamiche della comunicazione social che raggiunge “tanti” e in un lasso di tempo minimo  ma, non confondiamo quanto prima scritto con la spettacolarizzazione di gesti fatti in presenza di telecamere aggravati dal ricoprire un ruolo che prevede di indossare una “fascia tricolore”.

Qualsiasi simile iniziativa  paga “a breve” ma, non credo (e non credono gli addetti ai lavori tutti), possa avere grande successo per le necessarie politiche di rilancio dell’economia e di supporto alle fasce più deboli. Molto bene  lo “slittamento” in avanti dei termini di scadenza dei pagamenti dei tributi locali, bene l’apertura di “capitoli dei bilanci” in “entrata” per consentire  donazioni  economiche , bene la consegna di mascherine alla popolazione , bene “tutto” (vista la situazione contingente) ma restano pur sempre “palliativi” e come tali devono essere considerati.

Qualcuno a questo punto si chiederà : quindi come ne usciamo? Con serietà, con professionalità, condividendo le competenze tra i tanti “attori” che operano nella Pubblica Amministrazione Locale, valutando le varie ipotesi di intervento principalmente sui “bilanci comunali” (perché il problema vero da risolvere è di carattere economico, non di altro genere al momento del tutto secondario e trascurabile), ascoltando anche i suggerimenti che provengono dal mondo “social”, ma tralasciando e non considerando qualsiasi iniziativa che possa avere più  valore  di  facile “consenso politico” che di concreto supporto per le fasce più deboli e le imprese.

Il rischio di un fallimento è troppo alto, tanto vale condividerlo e lavorare tutti insieme mettendo da parte qualsiasi tipo di barriera, nel reciproco rispetto dei ruoli.

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