Le tentazioni di Gesù e del discepolo

E’ proprio attraverso il confronto con il tentatore che Gesù viene accreditato, secondo la rivelazione data nel battesimo al Giordano

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Il Capocordata

Dopo il racconto del battesimo di Gesù nel fiume Giordano l’evangelista Luca (4, 1-13) ci presenta l’episodio delle tentazioni di Gesù nel deserto, che ritroviamo anche in Marco e in Matteo ma con una sua particolare prospettiva.

Pieno di spirito Santo

E’ propria di Luca la menzione dello Spirito Santo: “Gesù, pieno di Spirito Santo, si allontanò dal Giordano, ed era guidato dallo Spirito nel deserto” (v. 1). Gesù è il Figlio di Dio che viene nella pienezza dello Spirito, come la voce dal cielo e il segno dall’alto hanno testimoniato durante la sua discesa nelle acque del Giordano. Nel racconto delle tentazioni, l’azione del diavolo consiste nel “mettersi di traverso” (è uno dei significati del verbo greco “dia-bàllo”, da cui la parola “diabolos”), cercando di allontanare Gesù dallo Spirito di Dio, ma senza riuscirvi.

Infatti, alla fine dell’episodio leggiamo: “Gesù ritornò in Galilea con la potenza dello Spirito” (v. 14) e, nello Spirito del Signore su di lui, inaugura il suo ministero messianico, confermando la prospettiva di Luca (pieno di Spirito Santo) riguardo alla missione del Cristo. Da questo momento in poi, lo Spirito Santo si ritira dietro le quinte fino al capitolo conclusivo del vangelo, con il mandato del Risorto in vista della missione della Chiesa, descritta negli Atti degli Apostoli, di cui diverrà l’indiscusso protagonista. Qui il filo rosso (dello Spirito Santo) annoda saldamente l’azione dello Spirito alla rivelazione di Gesù Cristo, in vista della sua missione che troverà poi compimento nel tempo della Chiesa.

Dal deserto alla città

Un altro elemento caro a Luca è quello legato all’itinerario geografico riletto nella prospettiva della storia della salvezza. Qui il luogo di partenza è il deserto, dove viene condotto dallo Spirito (v. 1) e dove rimane per quaranta giorni. Il riferimento all’esodo di Israele è evidente: come Israele è messo alla prova durante la sua permanenza nel deserto, così Gesù deve superare la prova del confronto con il diavolo, il tentatore per eccellenza. Il deserto ricollega quindi la vicenda di Gesù di Nazaret, il “Figlio di Dio, l’Amato”, a quella del popolo dell’alleanza, nella prospettiva di un compimento definitivo.

A conferma di ciò, la scena finale si svolge a Gerusalemme (v. 9), nell’area del Tempio. Inoltre, Gerusalemme è la meta del viaggio di Gesù, a partire da 9, 51: “…egli prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme”, il luogo dove i profeti sono uccisi e dove si compirà il destino del Messia, con gli eventi della Pasqua.

Infine, il mandato missionario del Risorto chiederà esplicitamente ai discepoli di essere suoi testimoni “cominciando da Gerusalemme”. La città di Gerusalemme, con il Tempio, rappresenta dunque il compimento delle Scritture e del piano di salvezza di Dio per il suo popolo, luogo in cui Gesù è definitivamente manifestato e sarà annunciato come il Figlio di Dio.

Attraverso le tentazioni

E’ proprio attraverso il confronto con il tentatore che Gesù viene accreditato, secondo la rivelazione data nel battesimo al Giordano. Il brano è costruito in maniera essenziale: il confronto-scontro su chi è Dio e che cosa chiede; un “botta e risposta” che mette al centro la Parola. Le tre tentazioni toccano rispettivamente tre problematiche fondamentali della fede: se Dio provvederà ai nostri bisogni; se valga la pena di servire Dio, se Dio interverrà in nostro favore.

Alla strategia manipolatrice del diavolo che, come al principio, tenta di generare nell’uomo-adam la sfiducia nei confronti del Creatore con l’allettante prospettiva dell’essere come Dio, Gesù, nuovo Adamo e figlio amato, oppone l’obbedienza a una Parola che è viva perché parte dalla sua relazione con il Padre. Il Vangelo di oggi mostra anche, narrativamente, come la tendenza a usare la Parola di Dio come un oggetto da manipolare per i propri fini sia una tentazione diabolica.

Il Figlio, l’amato

Soprattutto, però, qui Gesù si rivela come quel “figlio amato” che, a differenza di Israele, anch’esso prediletto da Dio, corrisponde in pienezza all’amore che lo ha generato. Alla disobbedienza di Israele nel deserto, Gesù oppone l’obbedienza del Figlio ed è proprio di fronte al tentatore che viene provata l’unicità della sua relazione con il Padre.

La vittoria definitiva

In questa pagina del Vangelo, inoltre, è contenuta per noi la certezza che la vittoria contro il maligno è “già” avvenuta. Infatti, l’allusione al “momento fissato” (v. 13) in cui il diavolo ritornerà (nel Getsemani), non rappresenta un oscuro presagio, ma il segnale narrativo che ricollega il racconto delle tentazioni alla vittoria finale e definitiva ottenuta nella Pasqua del Signore. E’ il filo rosso che riappare e guida il nostro cammino lungo la Scrittura, mentre celebriamo insieme questo tempo di preparazione e di attesa.

Gesù è nostro fratello nel pellegrinaggio terreno; la tentazione è insidia e minaccia; le tentazioni non si evitano, le tentazioni si attraversano. Sì, anche Gesù viene tentato e in esse vengono adombrate anche le nostre tentazioni. Vuoi essere il Messia? Devi essere un mago che accontenta i desideri, che trasforma le pietre in pane. Vuoi avere successo come Messia? Allora devi essere un arrampicatore, un duro, un vincente: devi comandare. Vuoi riuscire come Messia? Devi essere un attore, che stupisce e seduce con l’immagine e l’apparenza.

Gesù respinge le tentazioni: sarà il Messia-Servo di Dio, che si dona per amore, fino a dare la vita. Essere suoi discepoli significa accettare la logica del granello di senape, del dono gratuito, della seminagione generosa. Senza pretese di successo o di conquista. La vita cristiana si ritrova in una condizione di minorità sociale e culturale. In questa situazione serpeggia la propensione a disperare della forza dell’annuncio evangelico, come se la fine della cristianità significasse la fine del Vangelo. Più Vangelo, a cominciare da noi stessi, e meno rimpianti.                        

Il Capocordata.

Bibliografia consultata: Mino, 2022; Marson-Gradzki, 2022.