Riparte l’allarme vaccini. Ma il Lazio è oltre il 95%

I dati reali vengono di nuovo enfatizzati: un tipo di comunicazione che rischia di essere controproducente

Dei casi di morbillo a Bari abbiamo parlato ieri, dando spazio alle dichiarazioni di Walter Ricciardi, presidente dell’Istituto Superiore di Sanità. Il quale ha affermato in termini perentori che “è arrivato il momento di prevedere l’obbligo vaccinale anche per gli operatori sanitari”.

Oggi torniamo sulla questione, perché lo stesso Ricciardi ha allargato il discorso ad altre patologie: «Ci sono seri rischi che, se si abbassa la guardia, possano ritornare in Italia malattie ancora più gravi del morbillo come la poliomielite e la difterite». Sullo stesso registro, l’immunologo Roberto Burioni denuncia che “dal 2006 in Italia la profilassi è in costante calo, la copertura non è da Paese sviluppato. Nel 2016 la percentuale di vaccinazioni contro il morbillo è stata inferiore al Ghana e alla Sierra Leone. In Messico – rincara la dose – non si registrano casi autoctoni di morbillo, di recente si sono avute tre infezioni, tutti pazienti italiani”.

Se questo è il quadro generale, tuttavia, il Lazio è l’unica regione italiana a superare il 95 per cento nella profilassi contro il morbillo, mentre in fondo alla classifica c’è la provincia autonoma di Bolzano, ferma al 71,86. E proprio riguardo alla situazione altoatesina ancora Burioni caldeggia che la vaccinazione venga resa obbligatoria, “anche far capire alla gente che non vaccinare mette in pericolo i propri figli e anche chi sta loro vicino”.

Ancora una volta, quindi, le autorità sanitarie e gli studiosi allineati alle relative posizioni puntano tutto sull’allarme. Tacciando di totale e colpevole irresponsabilità chi decide di non far vaccinare i figli, o magari (cosa ben diversa) di non sottoporli a tutte le vaccinazioni oggi previste.

Azzardando una previsione, che a nostro avviso non è per nulla infondata, queste accuse preludono all’introduzione di uno specifico reato. Con il che si completerebbe la criminalizzazione, non più soltanto ‘morale´ ma anche giudiziaria, di chi si oppone anche solo parzialmente alla tendenza che si sta cercando di imporre con tutti i mezzi.

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