Viaggio in India, mai inconsapevole, chi parte sa che cosa cerca

Ma chiunque vada per “ritrovare se stesso”, rimarrà deluso. In India si va per perdersi, per mettersi in discussione

Chi decide di andare in India non è mai inconsapevole, sa bene quello che cerca. È un viaggio che parte da lontano, al culmine di un percorso spirituale ben preciso o in preda ad una ricerca non appagata: il viaggio dell’anima, appunto. Ma chiunque vada per “ritrovare se stesso”, rimarrà deluso. In India si va per perdersi, per mettersi in discussione, per affrontare una vera e propria indagine retrospettiva e ritrovare quel senso di umanità così trascurato nella nostra vita quotidiana.

Un percorso interiore si suggella ad un percorso esperienziale dominato dai cinque sensi. I colori delle sete dei sari, delle spezie, dei fiori che mani sapienti infilano uno ad uno fino a formare bellissime ghirlande. I sapori della cucina dove curry, coriandolo, peperoncino e curcuma prevalgono prepotentemente. I suoni così contraddittori: dal rumore dei clacson assordante per le strade al silenzio dei templi e dei luoghi di meditazione. Gli odori intensi degli incensi, delle essenze, del pane cotto nei tandoor.

Ma se si potesse inventare un altro “senso” con cui riuscire a penetrare l’India, questo sarebbe senza dubbio quello degli occhi e dei sorrisi. Un modo vero e profondo per capire questo grande Paese, lasciandosi attraversare dalla tragicità e dall’intensità di un dramma a cielo aperto. Occhi grandi e scuri, spesso disegnati dal kajal, che cercano un incontro e parlano nella lingua più antica del mondo. Quello che s’intuisce è dignità, pazienza e l’arte saggia di aspettare il tempo e non di rincorrerlo: nessuna rassegnazione. E poi quei sorrisi bianchi così sereni da portarti oltre: oltre i corpi deformi su cui sono poggiati. Venire rapiti da quei visi resta l’esperienza più mistica che si possa provare aldilà di qualsiasi guru. L’India è stata spesso definita il luogo delle contraddizioni, ancorandola ad una prospettiva occidentalizzata: in realtà è il luogo in cui le contraddizioni trovano una sintesi così perfetta da non essere più percepite. Si tocca con mano la ricchezza degli ultimi: nessuna pietà, solo rispetto per il senso di quiete che emanano. E la mente non può che volare alla nostra vita, fatta di benessere eppure così insoddisfatta.

C’è un gesto che si perde nella notte dei tempi e che ancora oggi si ripete in tutto il suo significato simbolico: impregnare un dito nella polvere e stampare al centro delle sopracciglia un punto rosso. È il terzo occhio che aiuta a coltivare la visione spirituale e ricorda costantemente l’importanza di guardare con il cuore.

In India tutto è sacro: i fiumi in cui bagnarsi per purificare l’anima, i luoghi in cui isolarsi per la meditazione, gli animali che vagano per le strade rovistando tra le immondizie, gli alberi di Ber e Peepal simboli del divenire della vita sotto i quali trovare rifugio oltre che l’illuminazione. Si percepisce costantemente una sorta di religione della natura, frutto della consapevolezza di una profonda interdipendenza tra gli elementi del creato: esiste un’anima in ogni cosa. Ogni luogo può diventare tempio. I piedi scalzi, il tintinnare di una campana che annuncia un nuovo arrivo, l’odore degli incensi, le offerte votive, la cantilena dei mantra come sottofondo che ti trasporta in altre dimensioni: lo spirito si avverte ovunque.

L’Induismo con la sua tolleranza, l’umiltà, il senso di responsabilità, rappresenta una filosofia di vita, un modo di affrontare l’esistenza materiale senza mai dimenticare la propria essenza. Una perfetta fusione tra l’esperienza del quotidiano e la ricerca diretta della verità. Una religione non rivelata che non prevede dogmi, non fa proselitismo, ma riconosce la validità di tutte le strade.

L’India, con le sue 1600 lingue parlate, la pluralità religiosa e la sua cultura composita resta l’esperimento di convivenza pacifica più riuscito al mondo. Il timore più grande sta nel rischio che la globalizzazione capitalistica e l’innovazione tecnologica finiscano per travolgerne l’anima, come è accaduto per l’occidente e per tanti Paesi asiatici. La capacità di sintesi che la cultura indiana ha sempre dimostrato, dovrà evitare una deriva in senso materialistico: a questo contribuirà il sistema delle caste che seppur decostituzionalizzato, permane nelle tradizioni e nella quotidianità della maggior parte della popolazione.

Quando ci si cala in una società così lontana dalla nostra, non si può sfuggire alla tentazione dei paragoni, ma soprattutto alle riflessioni. Smarriti, evitiamo i dogmi cristiani per approdare alla religione del successo e del denaro, dove le colpe risiedono sempre negli altri. Siamo concentrati a dimostrare il nostro valore attraverso uno status, sopraffatti dall’ego perdiamo le persone più importanti. Nel gioco degli specchi ci fermiamo alla nostra immagine riflessa con compiacimento, senza mai cercare oltre. Guardarsi negli occhi è diventato un modo per capire le intenzioni dell’altro sempre pronto a colpire; sorridere non è più naturale. La paura ci ingabbia nella solitudine e nell’illusione di essere autarchici dimenticando l’interdipendenza di tutti gli esseri viventi; i giudizi o peggio ancora i pregiudizi ci esiliano ad una visione parziale e limitata delle cose, impediscono alla nostra mente di espandersi.

La bulimia mentale che ci spinge a consumare qualsiasi cosa senza esserne mai sazi è sicuramente una deriva nefasta del nostro egoismo. Ci riempiamo di parole come indipendenza, libertà, parità dei diritti: concetti molto importanti se accompagnati ad una maturità spirituale, ma che in realtà spesso diventano causa di solitudine ed infelicità. Eppure non c’è niente di più grande dell’essere umano e delle sue infinite potenzialità, niente di più mistico del penetrare l’universo di chi ci sta accanto senza il bisogno di andare lontano. Il vero viaggio dell’anima è quello che avviene dentro di noi, restando spettatori attivi del cammino di evoluzione più misterioso al mondo.

Chiunque sia interessato può rivolgersi a questi indirizzi:

Unione Induista Italiana

Via Arno 38- 00198 Roma tel. 06.37351337

Centro Hare Krsna

Via Sardegna 55-00187 Roma tel. 3331976517- 06.68891540

info@iskconroma.it- www.iskconroma.it

Il Kalimandir

Via Oreste Ranelletti 52- 00166 Roma tel. 06.66182340

Tempio Indu Radha Govinda

Via Casilina 587 Roma

Sri Krishna Chatanya Mission

Via Mazzanese 1046

01036 Nepi (Viterbo) tel. 330617211

Baha’i

Via Stoppani 10

00197 Roma tel. 06.8079647

Sikhismo

Circonvallazione Orientale 4530/A

00173 Roma

Zoroastrismo

Via Monserrato 7

00186 Roma tel/fax 066861575

Italiana studi sull’uomo G.I.Gurdjieff

Via Tasso 39

00185 Roma tel. 06.70495242

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