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Non ce la fanno più

Protesta ristoratori tra le lacrime: “Non siamo delinquenti ma padri di famiglia”

di Giulia Bertotto
Tra le lacrime la protesta di molti operatori del mondo della ristorazione, bar e partite iva: "Vogliamo solo lavorare" dicono i ristoratori
Protesta ristoratori
La protesta dei ristoratori in Piazza Montecitorio a Roma
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Tutti insieme contro le chiusure nel pomeriggio di martedì 6 aprile in piazza di Montecitorio. L’annuncio era stato diffuso anche da Paolo Bianchini, presidente di Mio Italia, Movimento Imprese Ospitalità, che rappresenta tutte quelle imprese della somministrazione, ristorazione e accoglienza che da più di un anno vivono di incertezze, di chiusure e di parziali riaperture come tante altre attività della libera impresa.

E così è stato, centinaia di persone hanno riempito la piazza davanti alla Camera dei Deputati e hanno manifestato la propria insofferenza per l’impossibilità di lavorare. Una manifestazione tutto sommato pacifica che si è riscaldata solo in alcuni momenti, come all’arrivo di Vittorio Sgarbi che ha incalzato la folla: “E’ un Governo illecito, contro la vita dei cittadini e Governo della morte che ammala i sani e non guarisce i malati”.

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Insieme agli iscritti a Mio Italia c’erano anche i sostenitori del Movimento di Gianluigi Paragone Italexit, i lavoratori di palestre e centri sportivi e i rappresentanti delle Partite iva. Lo slogan più urlato è stato “Libertà, libertà”. Non sono poche le persone in lacrime che chiedono ai megafoni di poter lavorare: “Vogliamo solo lavorare, non vogliamo altro”. L’impressione è proprio questa, che la popolazione sia allo stremo per le incertezze e le preoccupazioni. Sono disposti a seguire, come hanno già fatto in altre occasioni investendo sulle loro imprese e locali, le misure di sicurezza richieste dal Governo ma vogliono tornare a lavorare. Perché senza lavoro il cittadino non è più tale.

Un gruppo di persone si rivolge ai poliziotti a fare da barriera: “Voi forze dell’ordine giurate sulla Costituzione e poi difendete il Governo che non ci fa lavorare!”, segue l’Inno di Mameli.

Le proteste contro i giornalisti

Molte le proteste contro la categoria dei giornalisti. Eravamo in piazza a seguire la manifestazione e le urla le abbiamo sentite forti. Naturalmente tutte le parti in causa in questa intricata vicenda pandemica avrebbero potuto valutare con più attenzione le informazioni da diffondere. Ma ancora oggi è difficile raccontare le complesse implicazioni politiche e sociali della crisi sanitaria, le continue affermazioni degli esperti e le diverse posizioni dei virologi. Certamente gli italiani meritano una classe dirigente migliore, che abbia rispetto dei cittadini, dei loro progetti futuri e del lavoro di una vita.

Domani saremo aperti, promettono i ristoratori che aderiscono alla protesta. Domani saremo aperti.

 
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